L’aumento di stipendio? Ecco come chiederlo!

I tempi sono quelli che sono e avere a disposizione un po’ di soldi al mese in più non è cosa da disprezzare… Ma come bisogna rivolgersi al proprio capo per chiedere un aumento di stipendio?

Innanzitutto bisogna scegliere il momento giusto: mai avvicinarsi quando in ufficio c’è tensione, o dopo esservi resi conto di aver fatto un errore. Bisogna poi capire l’andamento dell’azienda e verificare se i risultati previsti sono stati raggiunti o meno.

Capitolo rapporti personali: certi argomenti vanno affrontati faccia a faccia. Lasciate stare di parlare di un aumento di stipendio al telefono o via mail. Ditelo al vostro capo in maniera diretta e senza lasciar spazio a fraintendimenti in merito alla vostra richiesta. Spiegate bene i motivi per i quali pensate sia giusto ottenere una remunerazione maggiore rispetto a quella concordata e dimostrate con i fatti di meritarla.

“Andare dal proprio capo e chiedere un aumento di stipendio – dichiara Francesca Contardi, managing director di EasyHunters, società che offre servizi di recruitment digitali a elevata qualità – non è affatto banale. Entrano in gioco anche fattori emotivi che devono essere tenuti in considerazione per evitare di perdere un’occasione importante. L’aspetto fondamentale è uno: essere preparati sui risultati raggiunti, sul valore che possiamo portare all’azienda e anche su tempi e modalità per avanzare richieste di questo genere”.

Chiedere l’aumento: 6 punti fondamentali

Chiedere un incontro. Poiché si tratta di un tema delicato, meglio evitare assolutamente di avanzare richieste di questo tipo via mail, via chat o via telefono. Data l’importanza del tema, inoltre, è meglio scegliere un momento formale e non mentre si torna dalla pausa pranzo o mentre si sta andando da un cliente.

Rispettare i tempi e capire quale è il momento giusto. Solitamente nella maggior parte delle aziende gli stipendi vengono rivisti una volta l’anno. È importante, quindi, capire quale sia la prassi aziendale e regolarsi sulla base di queste indicazioni: è inutile – addirittura controproducente in alcuni casi – affrontare questo discorso con il proprio capo a giugno se, di solito, i colloqui si fanno a gennaio. Allo stesso modo, se l’azienda sta per licenziare alcuni colleghi, non è una buona idea andare a chiedere più soldi.

Raccogliere tutte le informazioni. È importantissimo arrivare all’incontro con un quadro molto chiaro del percorso fatto fino a quel momento in azienda, ma soprattutto con un’idea precisa del valore che si potrebbe portare in futuro. Non dimentichiamo che ogni azienda vuole avere la certezza di poter investire sulle proprie risorse e sapere di poter contare su di loro per crescere.

Evitare i confronti con gli altri colleghi. Metterla sul piano “al mio collega è stato dato un aumento il mese scorso” non è assolutamente una buona idea. Un atteggiamento di questo tipo genera chiusura da parte dell’interlocutore e non porta sicuramente ad una conclusione positiva della discussione. Ognuno deve valutare se il proprio pacchetto è corretto per se stesso, senza fare un confronto con persone che potrebbero avere differenti percorsi, esperienza professionale, responsabilità o potrebbero provenire da situazioni differenti.

Considerare anche benefit di altra natura. L’aspetto economico è certamente importante, ma ci sono alcuni benefit (auto aziendale, corsi di formazione, convenzioni con scuole o palestre…) che possono essere una valida alternativa.

Non farsi scoraggiare da una risposta negativa, ma fissare un nuovo incontro. Non è detto che si ottenga ciò che si desidera al primo tentativo di richiesta. È importante però concordare un termine per poter tornare su questo argomento e darsi un nuovo appuntamento.

Felicità in ufficio : Ecco come raggiungerla!

La felicità in ufficio? È un fattore determinante anche e soprattutto ai fini della produttività. Ma come ottenerla? EasyHunters – società che offre servizi di recruitment digitali a elevata qualità – lo ha chiesto a 4.000 candidati (56,5% donne e 43,5% uomini), tra i 25 e i 55 anni.

Le risposte fornite sono tutt’altro che scontate: non solo smart working, ma anche spazi all’aperto ed angoli relax in ufficio, formazione continua, servizi e convenzioni per facilitare l’organizzazione della vita quotidiana.

L’ambiente di lavoro, meglio spazi luminosi e con un numero non troppo elevato di persone sono le cose più importanti. Dall’indagine condotta da EasyHunters emerge che il 44,6% dei candidati desidera un open space luminoso, con un numero ridotto di persone (26,8%) e silenzioso (23,6%). Non risulta fondamentale per il benessere, invece, poter portare il proprio animale domestico in ufficio: solo il 42,5% lo chiederebbe alla propria azienda.

Tra i benefit non monetari più richiesti, figurano palestra aziendale e convenzioni con realtà food & beverage. Anche la richiesta di benefit e convenzioni va nella direzione del benessere fisico e della salute. Per il 42,8%, infatti, il benefit più importante è la palestra e, per il 34,2%, la convenzione ideale è con realtà che operano nell’ambito food & beverage, seguito – al 27,7% – con ottica e sanitari (ad esempio farmacie). Segue (a meno della metà, con il 20,4%), invece, l’asilo aziendale.

“Dato che sempre più spesso – dichiara Francesca Contardi, managing director di EasyHunters – si sente parlare di benessere in azienda, abbiamo voluto chiedere ai candidati cosa intendano, davvero, per felicità e quali siano gli aspetti che valutano con maggiore attenzione quando devono decidere se scegliere un’azienda piuttosto che un’altra. L’indagine che abbiamo condotto prende in considerazione tutto ciò che ha a che fare con il lavoro: gli ambienti, le metodologie, i benefit, i servizi e le convenzioni. Uno dei risultati più sorprendente riguarda la possibilità di lavorare da remoto: se è vero che per il 47,1% è uno dei must have, è anche vero che solo il 10,2% lo farebbe tutti i giorni (contro il 44,9% che, invece, lo desidererebbe una volta alla settimana o in caso di necessità). La formazione, invece, è il benefit più richiesto (dal 30,7% degli intervistati, seguito dall’assicurazione integrativa per il 23,8% e un pacchetto di convenzioni per il 16,2%.