450 anni fa, si spegne il grande artista rinascimentale. Le sue opere sono conosciute in tutto il mondo e secondo alcuni nascondono messaggi segreti
01/13 Ritratto
Un ritratto del genio rinascimentale dipinto da Jacopino del Conte (GEO Epoche: Die italienische Renaissance/Wikimedia Commons)
02/13 Cappella Sistina
Eccola la volta della Cappella Sistina in Vaticano in un solo colpo d’occhio ( Mark Harris/Getty)
Erano ormai quasi due settimane che non si sentiva bene, tuttavia, Michelangelo Buonarroti aveva continuato imperterrito a lavorare al suo ultimo capolavoro, la Pietà Rondanini. Da due giorni però aveva dovuto cedere alla stanchezza, all’età e all’affanno e aveva posato lo scalpello. La vita lo stava abbandonando per sempre, era il 18 febbraio 1564 e il genio toscano aveva 89 anni. Lo trovarono nella sua misera casa romana, che sorgeva laddove oggi si trova il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II ( Vittoriano, Altare della Patria, Milite Ignoto). Nell’abitazione poche opere, tutte incompiute, molti scritti, e un piccolo patrimonio, inaspettato considerata lo stile di vita estremamente modesto, condotto dall’artista.
Dovevano pesare per lo meno più del doppio gli anni vissuti da Michelangelo, o anche Michelangiolo, che dovevano averlo provato molto nel fisico e soprattutto nello spirito. Il genio aveva vissuto tante vite, da allievo del Ghirlandaio e pupillo di Lorenzo il Magnifico fino a console dell’ Accademia e Compagnia dell’Arte del Disegno e artista e architetto papale, passando per rivoluzionario e fuggiasco; aveva viaggiato continuamente, aveva affrontato numerosi rivali (da Pietro Torrigiano, che gli ruppe il naso a pugni quando ancora erano ragazzi, fino a Raffaello e Leonardo).
Aveva poi indubbiamente lavorato senza sosta realizzando capolavori ineguagliabili per perfezione e complessità e conosciuti in tutto il mondo: la Pietà Vaticana, la volta della Cappella Sistina e ilGiudizio Universale, la tomba di Papa Giulio II alla quale lavorò per oltre 40 anni, il David e gli incompiutiPrigioni. E oltre a questi altre centinaia di sculture, disegni, progetti architettonici realizzati – comePorta Pia e la modifica della pianta di Piazza del Campidoglio a Roma – o meno – come il progetto per il tamburo di Santa Maria del Fiore a Firenze.
Mai però, per i suoi 89 anni, Michelangelo chinò il capo o rinunciò alla sua indipendenza. Caratterizzato da un temperamento acceso ha voltato più volte le spalle ai suoi committenti e protettori, soprattutto la famiglia fiorentina de I Medici. Il suo amore per la libertà e una grande consapevolezza del suo talento e dei suoi meriti lo hanno portato più di una volta a compiere scelte rischiose e a diventare imprenditore e promotore di sé stesso e del suo lavoro. Fu il primo, infatti, tra gli artisti dell’epoca a sganciarsi dal meccanismo delle commissioni realizzando, oltre a quelli su richiesta, anche lavori su iniziativa personale, convinto a ragione che non sarebbero rimasti invenduti. Inoltre curò la sua immagine e la sua reputazione, preoccupandosi personalmente della redazione di una sua biografia, pubblicata mentre egli ancora era in vita.
Il suo carattere acceso, pronto alla lite lo portò a lavorare spesso da solo, senza l’aiuto di assistenti e a dire o in qualche modo esprimere, la sua in ogni occasione. Secondo alcuni recenti studi lo avrebbe fatto anche in quelle che sono forse le sue opere più famose, la volta della Creazione e l’affresco delGiudizio Universale (che venne modificato sin da subito dopo la morte dell’artista con interventi per coprire le nudità dei suoi protagonisti e alcuni gesti compiuti da essi ritenuti eretici o solo osceni), dipinti all’interno della Cappella Sistina.
In uno studio pubblicato sul Journal of American Medical Association del 1990, infatti, nel pannello al centro della volta, quello dedicato alla Creazione di Adamo, Frank Meshberger avrebbe mostrato come la figura di Dio con il suo contorni di angeli e vesti rappresenti una perfetta raffigurazione della sezione di un encefalo umano. L’interpretazione del ricercatore è che Michelangelo avrebbe voluto lasciare il messaggio che Dio ha dato all’uomo, creandolo a sua immagine e somiglianza, ben più della sola vita, ma anche l’intelletto divino. Due anni fa invece, due ricercatori della Johns Hopkins University avrebbero trovato, come descritto sulla rivista Neurosurgery, nel pannello relativo a Dio che separa la luce dalle tenebre, un perfetto tronco encefalico con tanto di attacco al cervelletto. Si troverebbe in uno dei particolare della cappella più discussi e soggetti a interpretazioni: il collo di Dio.
Messaggi ancora più rivoluzionari e soprattutto tutti collegati alla tradizione ebraica del Vecchio Testamento (oggetto effettivamente della rappresentazione michelangiolesca) sono quelli individuati daBenjamin Blech della Yeshiva University di New York e da Roy Doliner, guida turistica in Vaticano. In un libro ( The Sistine Secrets: Unlocking the Codes in Michelangelòs Defiant Masterpiecè) i due spiegano come, secondo loro, particolari simboli che ricordano lettere dell’alfabeto ebraico con un significato cabalistico inseriti nell’affresco ne farebbero un ponte tra la Chiesa Romana e la fede ebraica: un incentivo a riscoprire le origini del Cristianesimo e un appello all’ amore universale e alla fratellanza tra le religioni.